Un colpo alla testa oppure al cuore

Pubblicato il: 26/06/22 11:56 PM

Il giorno della resa dei conti è vicino? 

Abbiamo varcato una soglia invisibile da un mondo di stabilità a un mondo nel caos.

Una nuova era in cui il mondo occidentale, Stati Uniti in testa, comincia a pagare il prezzo di alcuni suoi peccati finanziari.

Proviamo ad enumerarli.

La stampa di denaro in modo selvaggio, anche sulla scia del panico pandemico.

I tassi di interesse zero che hanno stimolato prestiti e spese.

La temeraria assunzione di rischi da parte di milioni di investitori che hanno acquistato e acquistano qualsiasi cosa che aumenti di valore.

Una crisi energetica senza precedenti di cui non si vede la fine, che alimenta una inflazione già galoppante.

Una pericolosissima alterazione delle supply-chain a livello mondiale.

Fermiamoci qui, perché poi c’è il rischio delle tensioni geopolitiche, la guerra e le guerre future: perché Taiwan non ce la dimentichiamo, vero?

Ora la festa del denaro che non costa è finita. Ora, siamo in un mercato ribassista.

È iniziato nel mercato obbligazionario e, secondo il Wall Street Journal, ora, negli Stati Uniti, c’è il peggior mercato obbligazionario dal 1842.

Ciò solleva una domanda molto urgente: se i buoni del Tesoro USA, presumibilmente tra i titoli più sicuri al mondo, possono scendere così drasticamente, che dire delle azioni?

Abbiamo già visto crolli drammatici in Netflix, Meta, PayPal e molti altri.

Ma se pensi che ciò che è successo finora sia scioccante, preparati a quello che verrà dopo.

Se andiamo a inventariare le azioni, gli ETF e i fondi comuni che sono vulnerabili ad un crollo dei mercati, riempiamo una lista molto lunga, troppo lunga.

Questa crisi, per la prima volta, ci appare essere molto più grande di quella che ci aspettavamo. E’ tempo di mettere in discussione tutto, ma proprio tutto delle convinzioni che abbiamo sui mercati.

Convinzioni che giorno per giorno si sgretolano progressivamente.

Dobbiamo adattarci con rapidità, anche se senza fretta, sempre cattiva consigliera. L’azionario, le obbligazioni, perfino la liquidità dovrebbero essere visti sotto una luce diversa.

La forza che ha cambiato improvvisamente la marea è stata l’inflazione. Un nuovo ospite indesiderato, che le generazioni più giovani hanno nella migliore delle ipotesi visto solo sui libri dell’Università.

Io l’ho vista in epoca in cui l’inflazione era a doppia cifra, così come è destinata ad essere nei prossimi mesi. E se l’inflazione di oggi dovesse essere calcolata con i criteri di molti anni fa, ci accorgeremmo anche che abbiamo “addomesticato” il modo di calcolarla.

Nessuno sa quanto e in quanto tempo verranno aumentati i tassi di interesse. Il vero problema è che non possono essere aumentati allo stesso livello dell’inflazione, che sarebbe l’unico modo per effettivamente dominarla.

Rimane e rimarrà un gap incolmabile.

Se ci riferiamo agli ultimi mesi, e agli Stati Uniti, abbiamo avuto la seguente cronologia.

Il 16 marzo, la FED ha alzato i tassi di un quarto di punto. I mercati hanno reagito con una ventata di euforia, il 30 marzo l’S&P500 raggiungeva quota 4600, superando il doppio massimo relativo precedente a 4580. Una piacevole quanto temporanea sensazione che, alla fine, la FED stava solo giocherellando.

Il 4 maggio, la FED alza i tassi di mezzo punto. Il mercato azionario crolla: qualcuno forse ricorda il nostro ammonimento, attenzione dal 6 maggio in poi…

Il 15 giugno la FED aumenta i tassi di tre quarti di punto. La reazione è da paura, il peggior calo settimanale da marzo del 2020.

Ora, arriva un punto cardine.

I tassi sui fondi FED sono ancora ridicolmente bassi. Sembrano voler anticipare, con malcelato forse inopportuno ottimismo, un ammorbidimento della politica restrittiva, in funzione di una possibile recessione economica in vista.

Se la FED aumentasse i tassi abbastanza da colmare il gap con l’inflazione significherebbe uccidere l’economia con un colpo alla testa.

Se la FED non aumenterà i tassi a sufficienza, l’inflazione impazzirà e questo ucciderà l’economia con un colpo al cuore.

E’ scioccante, vero?

Erano gli anni ’70, c’erano lunghe code ai distributori di benzina. L’oro andò alle stelle e gli ultrasicuri titoli di stato americani persero la metà del loro valore.

Abbiamo perso la memoria storica dell’inflazione, questa è la realtà.

Di recente in un evento in sala all’ITForum, ho chiesto: “Chi ha vissuto di Voi il 2008 in borsa?” Solo in tre hanno alzato la mano e la sala era bella piena …

Come spesso ho sottolineato in passato, il ricambio nel mondo della finanza operativa è molto molto rapido.

E così la memoria storica è corta. Nessuno oggi pensa seriamente alle conseguenze devastanti dell’inflazione o di una recessione economica pesante.

Il primo sintomo di tutto questo nasce sempre nelle borse. L’S&P500 ha perso quasi un quarto del proprio valore da inizio anno.

E, ripeto, il momento cardine viene ora. Una estate rovente, un agosto forse infuocato.

Nel 2008, a inizio gennaio, ci fu una clamorosa rottura di un triplo minimo strategico, e i mercati fecero una rapida discesa, paragonabile, fra il massimo storico dell’ottobre 2007 e il minimo di gennaio 2008, a quella che abbiamo visto finora, nel 2022.

Il minimo di gennaio fu doppiato a marzo, seguito da una ripresa primaverile fino a maggio, poi un po’ di lateralità, e da settembre in poi non ce ne fu più per nessuno fino a marzo del 2009.  

Ora, proviamo a fare le ipotesi possibili.
1)Abbiamo toccato i minimi, ora tutto riprende al rialzo. Non ci crede, penso, nessuno. Magari succede così, proprio perché non ci crede nessuno. La Borsa è bella anche per questo. 

2)Abbiamo toccato dei minimi paragonabili a quelli di gennaio (o marzo) del 2008. C’è una ripresa in corso che potrebbe durare per un po’ (luglio?) e poi deve arrivare un seconda fase ribassista (almeno agosto-settembre?).

E qui le ipotesi diventano due:
2a) Farà un doppio minimo con quello di giugno, come nel 2008, e poi c’è un autunno in apparente ripresa da ottobre. Finché riesce a tenere il doppio minimo c’è un po’ di respiro e l’autunno favorisce qualche acquisto.

2b) Sfonda il minimo di giugno. Vediamo 3500, dicono in molti. 3420 è il supporto vero inferiore secondo i nostri algoritmi. E qualsiasi data fra il 15 luglio e il 15 settembre, con massima probabilità il 12 agosto, è buona.  

In quest’ultimo scenario, l’autunno può ancora essere un momento di pausa dal ribasso. Ma se il ribasso dovesse continuare, comincia ad essere catastrofe. E se non continua subito, la possibilità che continui nel 2023 è molto alta.

Il minimo del 6 marzo 2009 è stato 666. Il massimo del 5 gennaio 2022, 4808.

(4808-666)/2 = 2071. Spaventoso.

(4808-666)*0.6250 = 2588   Terribile.   (0.6180 di Fibonacci è simile, ma io non credo a Fibonacci)

(4808-666)*0.875 = 3624  ed ecco la fermata a 3639 del 17 giugno scorso … era circa l’87.50% del range con il 2009, livello critico, l’87.50% del range, da noi citato più volte… lo trovate solo da noi.

Fra 3624 e l’abisso sotto, come dicevo poc’anzi, c’è 3420 e poi 3106. Certamente livelli che sembravano distanti anni luce e oggi sembrano possibili.

Il prossimo appuntamento con la FED è il 26-27 luglio. Alle 20 del 27 luglio sapremo che cosa hanno deciso Powell e i suoi. Se il forte rimbalzo attuale prepara una discesa ulteriore, come è probabile, facciamo una revisione attenta ai freni perché devono funzionare molto bene.

Con tutto questo, non sto dicendo: state alla larga dalle borse. Ma dosate con attenzione il rischio e seguite i professionisti. E’ il momento di proteggere, di essere conservativi, di accontentarsi, di non esagerare.

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P.S.: I numeri che abbiamo dato non devono essere utilizzati per operazioni di trading. Sono visioni possibili di scenario, numeri e matematica, non strategie di trading. Il trading è fatto di strategie, di gestione del denaro e del rischio.

Sarà meraviglioso constatare che ci stiamo sbagliando di grosso e che l’ipotesi uno, quella a cui nessuno crede, sarà quella che si verifica … perché la Borsa, come dicevamo sopra, se escludiamo i tromboni (i cui commenti non mancheranno), è bella anche per questo.

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Maurizio Monti
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