Il crollo della Vergogna

Pubblicato il: 11/03/23 12:03 AM

Volatilità, figlia di se stessa

Quella di venerdì è stata una brutta giornata sui mercati americani.

Non è stato il ribasso in sé. L’entità del ribasso è simile a quella di molte altre giornate che abbiamo vissuto in questi anni venti.

Da parecchio, non eravamo abituati a vedere una simile impennata di volatilità: e chi ha posizioni in opzioni, come noi, ne risente anche emotivamente.

La volatilità ha una caratteristica: fa figli, nipoti e pronipoti simili a se stessa. Finché non nasce un figlio diverso. La cui generazione continua a fare figli, in segno opposto.

Così, la bassa volatilità è figlia della bassa volatilità. Ad un certo momento, nasce un figlio che è più alto della media degli altri. E diventando grande crea alta volatilità. E l’alta volatilità crea alta volatilità.

Se capisci questo concetto, se ci entri dentro, ti accorgi che la volatilità ha un meccanismo inconsueto e contrario all’intuizione.

Quando la volatilità è bassa, almeno bassa rispetto al periodo che si vive, il figlio che crea l’inversione di tendenza ha una voglia esplosiva di crescere.

Dal basso, anche se i valori assoluti di crescita sono quelli che sono, dal punto di vista numerico, sono i valori percentuali a spaventare.

Così dopo giorni in cui il Vix, prendendolo come riferimento (riduttivo) della volatilità, oscillava fra 18 e 20, all’improvviso nasceva un figlio appena a 20.50 … e questo ne generava altri a 21, a 22 … fino a 23 nella giornata di giovedì scorso. Ormai era la generazione dell’alta volatilità che soppiantava la precedente e arrivava fino a 29 nella giornata di venerdì.

Avevamo visto giornate di ribasso, nelle ultime settimane, che avevano sostanziale assenza di volatilità: o al massimo piccoli incrementi. Sembravano discese fasulle, ma erano discese, ovviamente.

Così, nella memoria recente, dopo marzo, giugno e ottobre 2022, abbiamo vissuto, o stiamo vivendo se preferisci, marzo 2023: l’impennata della volatilità da 18 a 29, un incremento da minimo a massimo del 61% in circa una settimana e almeno del 45% solo negli ultimi due giorni.  

In altre occasioni abbiamo osservato come i picchi del Vix hanno avuto un andamento decrescente dal gennaio 2022 ad oggi.

L’ultimo picco è stato nell’area 34 ed è avvenuto con una sorta di doppio massimo in settembre e dicembre del 2022.

Per fare qualcosa di simile a quello che è avvenuto fra giovedì e venerdì, il Vix fra agosto e settembre ci ha messo circa 25 giorni di borsa: l’accelerazione di volatilità, stavolta, è stata violenta, più del valore di volatilità stessa e più della entità del ribasso.

Una sorta di ondata di paura improvvisa, forse covata e compressa per lungo tempo e mascherata sotto forma di allontanamento dell’ansia.

Ci sono due fattori di cui dobbiamo tenere conto. E non sono Powell o il non-farm payroll, di cui la stampa finanziaria ci parla in modo ossessivo.

Primo: il mercato doveva raggiungere 3850, come ha fatto, doveva farlo fra il 10 e il 24 marzo, come da noi previsto e pubblicato in chiaro da alcune settimane. Lo ha fatto il giorno 10. E non c’entrano nulla i dati macro, era nei numeri e noi leggiamo i numeri (non i grafici imbellettati, i numeri, anche perché quando abbiamo cominciato a frequentare i mercati più che numeri non c’erano).

Il secondo: c’è un’ansia che serpeggia negli Stati Uniti. L’effetto domino che si sta rivelando sotto il fallimento FTX. Bankman-Fried ha fatto molti più danni che rovinare una popolazione di investitori.

Alcuni di questi investitori erano banche. E una prima banca, la SVB californiana, è fallita. E ne trascinerà altre.

E il timore di una crisi finanziaria ha subito serpeggiato negli ambienti della finanza americana: tanto che la Yellen si è sentita in dovere di rassicurare sulla solidità del sistema bancario americano.

Già, solo la rassicurazione della Yellen ha sicuramente causato due punti in più sul Vix. Perché doveva rassicurare?

Si è aggiunta un’altra incertezza nell’animo degli investitori. Quel senso di colpa tipico che coglie il mondo finanziario quando si prospetta un fallimento.

Il fallimento in finanza crea un potente senso di colpa. Perché la finanza è successo, deve dare immagine di successo… il fallimento è vergogna.

Sui mercati la vergogna si traduce così. In ansia, in esplosione della volatilità, che si gira all’improvviso, esplode e comincia a fare figli dell’alta volatilità, perpetuando per un po’ una nuova generazione di alta volatilità.

I mercati sono numeri. Ma dietro ci sono gli uomini, con la loro emotività, la loro intelligenza, la loro avidità, la loro paura.

L’S&P500 ha toccato un minimo importante dal punto di vista tecnico. Non è detto sia finita, il livello 3788 è il minimo dei minimi e potrebbe essere testato e la sua rottura può anche destare preoccupazioni rilevanti.

Un secondo picco di volatilità, anche leggermente più alto, è possibile, e potrebbe esserci entro il 24 marzo, o anche la prossima settimana, nell’immediato.

Propendiamo per una fase laterale con picchi di emotività, che potrebbe protrarsi per una o due settimane.

Se il minimo terrà, che sia 3850 o 3788, dopo tale fase laterale potremmo avere un rialzo. Aspettiamolo il giorno dopo che Morgan Stanley e JpMorgan prevederanno l’ineluttabilità del livello 3000 o 2800 o… 666 sull’S&P500.

Ora, dobbiamo avere molta attenzione al mercato. Proprio molta. E’ una fase critica e dobbiamo superarla al meglio.

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P.S.: Senso di vergogna? Ma quale! E’ Powell, è il non farm-payroll, è la paura concreta di perdere denaro, è la crisi della banche, è il vattelapesca del dato macro … Sto già leggendo le email inviperite che riceveremo dai Grandi Tromboni della finanza. Che, malgrado tutto, ci leggono, perché sono convinti che ad essere tromboni, sono gli altri e non loro … E questo, per noi, editori liberi, editori del Libero Pensiero, è motivo di immensa soddisfazione.

I mercati sono popolati da una generazione che adora guardare il presente e non tollera di essere detronizzata dal proprio senso di superiorità.

E’ proprio senso di vergogna.

Ed è giusto. Ogni volta, gli errori sono gli stessi.

Un ragazzotto incapace di tagliarsi i capelli e farsi la barba, vestito come uno straccione in pantaloncini corti, capace di essersi messo una cravatta solo pochi giorni prima di essere finalmente arrestato, è riuscito a darla a bere a presidenti di banca, consigli di amministrazione, CEOs, CFOs, capi di stato, ministri….

Poi, ci si accorge, si torna sulla terra, le cripto, i ragazzotti vengono ricondotti alla realtà della loro totale vacua incompetenza. Forse bastava guardarlo… non dico a come si vestiva, pazienza, ma bastava guardarlo in faccia. Come capita, in Italia, con certi politici.

E quindi, si prova vergogna. Dopo, si prova vera vergogna.

E i mercati subiscono quella vergogna. E’ un senso di vergogna, vero.

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Maurizio Monti
Editore
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