Fascino incantevole delle correlazioni

Pubblicato il: 19/08/20 10:46 AM

Non di soli barili

Era la fine di ottobre del 2008. Se hai vissuto quel momento sui mercati, ricordi il clima da fine del mondo, l’angoscia di una crisi monetaria di cui non si vedeva l’uscita, il fallimento avvenuto nelle settimane precedenti di Lehman Brothers, con le conseguenze ancora da scoprire.

Nella settimana del 20 ottobre 2008, il Vix aveva toccato la sua quota massima intorno a 80, e le giornate di contrattazione erano convulse.

Imparammo la regola che un meno sei percento fuori orario sui future azionari del Chicago Mercantile significava che i mercati rimanevamo chiusi. La regola fu cambiata successivamente, riducendo al cinque per cento la soglia di intervento, ma anche se chiaramente scritta nei regolamenti del CME, ben pochi la conoscevano. E ricordo in quanti mi chiamarono terrorizzati alle 15.30, chiedendomi se le borse americane avessero finito di esistere…

In quel contesto, l’oro, ben lungi dall’essere il bene rifugio per eccellenza, toccava uno dei suoi minimi di periodo a quota 681 dollari per oncia. Sì, 681 dollari. È bene ricordarselo. Borse giù, oro giù, come abbiamo visto anche recentemente durante la crisi del Covid.

Da quel minimo, l’oro si risollevò rapidamente, andando a toccare quota 1000 prima che l’S&P500 toccasse il suo minimo a 666 il 6 marzo del 2009. L’oro anticipò la ripresa delle borse e non mollò più il trend rialzista fino all’estate del 2011, quando, in agosto e settembre, toccò i massimi, che fino al luglio scorso erano i massimi storici.

In quel tenebroso ottobre 2008, l’Argento, in perfetto parallelo con l’oro, toccò il suo minimo di periodo sotto i 10 dollari. E anch’esso iniziò una performance spettacolare, come l’oro. Con una differenza, sostanziale: differenza che avviene in tutti i time frame, a patto di usare dei riferimenti certi di ciclicità.

La differenza è questa: quando ci si trova alla fine di un ciclo, l’argento sovraperforma l’oro, in termini percentuali. Alle volte lo anticipa anche, ma soprattutto lo supera nella performance.

Quello che avvenne nel 2008, nel macro time frame che stiamo esaminando. L’argento anticipò alla primavera il suo massimo, quasi quintuplicando il suo valore: se fosse accaduto lo stesso all’oro, questo avrebbe superato quota 3000.

Durante il massimo estivo dell’oro, l’argento fece un secondo massimo più basso e riallineò gradualmente il suo andamento di nuovo adeguandosi ai movimenti del metallo giallo.

Dai minimi del Covid, punto di reset più recente del mercato in termini di ciclicità, l’argento ha anticipato l’oro di qualche giorno nel massimo di periodo, che per l’oro è anche massimo storico. Ma, soprattutto, lo ha battuto in performance: anche in questo caso, se l’oro avesse fatto la stessa performance, lo avremmo visto ben sopra quota 3000.

I nostri algoritmi ritengono questo un ulteriore possibile sintomo di fine ciclo imminente dell’oro, che azzardano ad individuare nella data del 9 settembre più o meno una settimana: data nella quale l’oro farebbe un nuovo massimo o eguaglierebbe il massimo storico precedente, per poi ritrarsi in un fine ciclo.

Ho già parlato, di recente, di questa data di possibile temporaneo fine ciclo: la correlazione con l’argento e la sovraperformance di quest’ultimo nel fine ciclo, ne è un possibile sintomo ulteriore, facilmente riscontrabile e meglio spiegabile dei calcoli matematici degli algoritmi.

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P.S.: Non di soli barili vive il petrolio. Ma anche di tanta carta che lo usa come sottostante, future, ETF, ETC e quant’altro. Così, se da un lato lo stoccaggio, le scorte, l’economia gioca un ruolo importante nella determinazione del suo prezzo, ci accorgiamo che possono esserci interessanti punti di correlazione oro-petrolio. Non ho spazio qui. Ne parliamo un’altra volta: Raccomandazioni di Borsa torna sempre con i webinar ospitati dall’Istituto Svizzero della Borsa.
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Maurizio Monti
Editore
Istituto Svizzero della Borsa