La lezione degli Stati Uniti

Pubblicato il: 20/02/22 7:10 AM

Giochiamo le nostre carte 

Il primo venerdì del mese, alle 14.30 ora italiana, siamo tutti attaccati al notiziario finanziario per vedere il dato sull’occupazione americana: guardiamo le candele dei nostri grafici agitarsi per la volatilità, libri sono stati scritti per dare consigli, più o meno demenziali, su come fare trading in quel momento, utilizzando l’esplosione di volatilità.
 
Abbiamo sempre detto che è una delle poche notizie finanziarie che guardiamo anche noi e che riteniamo importanti.
 
Nell’attesa della notizia del 4 febbraio scorso, è regolarmente sfuggita alla stampa finanziaria quella inerente ad un report del Dipartimento del Lavoro americano pubblicato il giorno precedente.
 
Il report riguardava la produttività. Come spesso accade, una grande lezione ci viene dagli Stati Uniti.
 
La produttività è un dato importante.

Pensiamo, ad esempio, a come la produttività in agricoltura abbia potuto portare la percentuale di popolazione impiegata nel settore da livelli vicini al 90% di due secoli fa, al 2-5% di oggi.
 
E consumiamo anche più cibo di quello che consumavamo 150 o 200 anni fa.
 
È la produttività che consente l’aumento dei salari e fa tendenzialmente diminuire il prezzo per unità di prodotto.
 
La produttività fa aumentare i profitti delle aziende, le borse ne trarranno beneficio e così pure i portafogli degli investitori.
 
Il dato pubblicato il 3 febbraio è entusiasmante: + 6,6% nell’ultimo trimestre del 2021. Questo è un dato che conta.
 

Si tratta di un aumento enorme: dal 1947 al 2018 l’incremento medio è stato di circa il 2,1%. Se restringiamo il range calcolando dal 2005 il tasso annuo medio è circa l’1,3%.
 
Tre sono le ragioni che dovrebbero avere favorito tale incremento della produttività.

 1) Omicron, con l’attenuazione della gravità dei contagi, ha permesso ai lavoratori di tornare al lavoro, attenuando la carenza di manodopera.
2) Le spese per investimenti negli Stati Uniti sono in costante aumento e questo permette di ottimizzare i processi produttivi.
3) La crisi dei semiconduttori persiste, ma sembra tendere a diminuire, grazie alla diversificazione delle forniture e alla previsione del rientro alla normalità entro 6-8 mesi. 

Per il resto dell’anno dovremmo vedere forti incrementi della produttività, perché la tendenza continua ad essere positiva: questo dovrebbe contribuire ad attenuare nel tempo l’inflazione e ad alimentare la crescita economica.

E, ci auguriamo, ad arrivare ad una fase di mercato molto più stabile di quella attuale.
 

Parlavo di lezione che viene dagli Stati Uniti, perché in Europa, e in Italia soprattutto, dovremmo tenere in evidenza che è la produttività che rende l’economia florida e sostiene la crescita.


Di tutto, degli utili delle aziende, delle borse, dei salari delle persone.
 
Gli stati che continuano a drenare risorse con tassazioni esagerate in nome del Welfare, non proteggono il Welfare e deprimono la produttività.

Spremono risorse prima di averle realmente prodotte e non creano le condizioni per produrne di più.
 
Dal 2000, anno più anno meno, l’Italia non cresce.
 
Tocchiamo un dato dolente ed evitiamo il dolore di denti relativo: abbiamo invece un webinar di grande cultura finanziaria a cui possiamo iscriverci fino a lunedì.
 
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P.S.: Certo, negli Stati Uniti se sei povero o anche non sufficientemente benestante è meglio che non ti ammali.

In Europa, ci sono molte più possibilità di curarsi decentemente, con qualche distinguo relativo alle zone e alle condizioni economiche.

Difficile negare che al Welfare ci siamo abituati e non vogliamo rinunciarci.

Nel contempo, è evidente che l’assorbimento di risorse da parte degli Stati nasconde sprechi ed inefficienze incredibili.

In Europa abbiamo una grande opportunità. Dovremmo forse prendere ad esempio un modello un po’ più coraggioso del nostro, dove una attenuazione della pandemia ha già fatto esplodere la produttività.

O la grande Europa sarà condannata al declino.

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Maurizio Monti
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