Oro: finita la festa o appena iniziata?
Le statistiche americane godono di una tracciatura lunga nel tempo. E rappresentano uno spaccato dell’andamento mondiale dei mercati molto interessante.
Recentemente, Marketwatch ha ripubblicato, aggiornandola, uno studio applicato al Dow Jones, che illustra, all’interno del medesimo grafico, l’andamento medio dell’indice industriale americano mese per mese dal 1896 e lo stesso dato applicato ai soli anni dove ci sono state elezioni presidenziali.
Premetto: il Dow Jones, nell’era digitale, è certamente meno significativo che nei tempi passati. Ma di sicuro è anche l’indice più stabile dove fare questo tipo di valutazioni.
Ne viene fuori che settembre non è troppo dissimile da maggio, mese notoriamente infausto per le borse, con una perdita media dell’indice di circa l’1%. Lo stesso dato, estrapolato sui soli anni delle elezioni presidenziali, è invece positivo.
Nondimeno, aprile e maggio, guardando solo agli anni elettorali, presenta una media fortemente negativa, che non si è verificata quest’anno. Per compensazione, se i mercati fossero logici, e di certo non lo sono, verrebbe da pensare che il 2020 dovrebbe vedere un settembre negativo.
Quando ci sono i numeri statistici, viene da chiedersi la causa. Molto spesso, le cause sono introvabili razionalmente e se tutte le statistiche dovessero essere suffragate dalle ragioni che hanno prodotto quei numeri, la stessa scienza statistica finirebbe probabilmente di esistere.
Nel pragmatismo americano, la ricerca delle cause applicate ai risultati statistici, avvalorerebbe la statistica stessa: impostazione che io, personalmente, non condivido.
Per farla breve, non sembrano esserci cause razionali visibili della tendenziale negatività settembrina della borsa americana. Ma, sicuramente, non ci sono cause razionali riscontrabili neanche del ben più noto maggio. E quindi, insisto, prendiamo i numeri così come sono: per natura il mercato non è logico.
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Maurizio Monti Editore Traders’ Magazine Italia