Un indicatore che pochi conoscono
Un pessimo non farm-payroll di 210.000 nuovi posti di lavoro, contro 573.000 attesi, ha contrassegnato una giornata di borsa americana ancora negativa. Come sai, è uno dei pochi indicatori a cui attribuiamo reale importanza.
L’S&P500 è andato a segnare il minimo inferiore rispetto ai giorni precedenti, a 4492, rispettando la nostra previsione di un possibile minimo relativo in formazione fra il 3 e il 10 dicembre. Il livello è il 50% del range dell’ultima onda rialzista, compresa fra il minimo del primo ottobre e il massimo del 22 novembre.
Ricordo che 50 non è un numero di Fibonacci (anche se le piattaforme lo mettono insieme ai numeri di Fibonacci) e tanto per rammentare i nostri metodi, il primo ritracciamento dell’onda, il giorno 13 ottobre, ha fatto un minimo di ripartenza sul 12.50% del range, e che il supporto statico toccato più volte sotto i massimi è sull’87.50% del range, rotto il quale il target naturale è stato appunto il 50% del range: una sequenza che mi avete spesso sentito nominare nei webinar e che non ha nulla a che fare con i numeri di Fibonacci.
Ci sarebbe uno spazio fino a 4485, per un ulteriore minimo lunedì, un tocco della media mobile a 100 periodi e un rimbalzo che se rompesse l’overbalance di breve termine potrebbe dare inizio ad un po’ di rialzo. Se non lo dovesse rompere, sotto c’è un vuoto abbondante fino a 4465 e poi 4425.
Le statistiche di stagionalità ci dicono che potrebbe seguire un rally natalizio, non sappiamo quanto significativo, vedendo la debolezza del mercato americano nelle ultime ore, il balzo all’insù del Vix, e l’indice Fear & Greed di CNN al valore più basso di 20 (paura estrema) da molti mesi. Però questo ci dice la statistica.
C’è un altro momento critico ed è la prossima riunione della FED del 14 e 15 dicembre. Dopo l’audizione in Senato di Powell, evidentemente in preda ad una crisi di nervi, se non esistenziale, l’ansia che permea quella riunione è molto intensa.
Powell è stato colomba per tutto il suo mandato: ora, al rinnovo, sembra essersi di colpo trasformato in falco. Duro colpo per i mercati se così dovesse essere.
È lecito attendersi una ritrattazione nel comunicato della FED del 15 dicembre e nella successiva conferenza stampa di Powell?
L’inflazione era “transitoria e persistente”, ma ora Powell ha detto, davanti ai Senatori, di togliere la parola “transitoria”. Che cosa dirà il 15 dicembre? E soprattutto quali saranno le decisioni di politica monetaria, verrà data una anticipazione, fra le righe, della data del prossimo rialzo dei tassi?
La logica vorrebbe che i tassi non venissero toccati per almeno altri tre mesi, tenuto conto della situazione complessiva dell’economia statunitense. Ma l’inflazione sta straripando e il graduale tapering non sembra sufficiente a metterle un freno.
L’eurodollaro si è lateralizzato intorno all’area 1.13, come se attendesse il segnale per tornare a scendere quando le borse americane tornassero a salire. Di sicuro, con le borse che scendono non è riuscito a recuperare più di tanto.
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P.S.: Più del 7 per cento delle azioni americane è sotto i minimi a 52 settimane. Questo è un indicatore che induce un po’ di preoccupazione. La statistica ci dice che nei prossimi cinque mesi, quindi entro aprile, dovrebbe esserci un minimo piuttosto importante. Ora non ci sono elementi per calcolarlo, ma dovrebbe essere superiore ad un meno 20%. Da dove, lo vedremo.
Per ora stiamo a vedere che cosa accade nel breve termine. Clicca per iscriverti e vedi la registrazione.
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