La pazzesca correlazione di debiti e borse

Pubblicato il: 7/08/21 11:45 PM

Dollaro verso il cielo e oro all’inferno

Il non farm payroll di venerdì scorso è stato molto positivo, con 943.000 nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti relativi al mese di luglio e un tasso di disoccupazione sceso al 5,4%.

L’aumento degli stipendi è stato il più elevato da agosto del 2020.

Il consensus era posizionato a 845.000 nuovi posti con un tasso di disoccupazione al 5,7%. Così, tutto meglio del previsto.

Su quella notizia, oro e argento, insieme alle valute contro dollaro, hanno subito un importante immediato contraccolpo.

Il dato positivo sull’occupazione significa ottimismo per l’economia: ma l’inflazione ora è una minaccia seria e la Fed può dover intervenire ed operare sui tassi, per evitare un ulteriore surriscaldamento dell’economia.

Lo spettro di tassi più alti aumenta il valore del dollaro, che si avvicina di nuovo ai massimi di quest’anno: questo conferma le nostre previsioni, noi continuiamo a considerare il 6 gennaio 2021 come un punto di inversione che ha dato inizio ad un graduale rafforzamento del dollaro, in linea con le nostre statistiche che vedono il verificarsi di tale circostanza sotto le presidenze democratiche.

L’oro è sceso di 70 dollari circa e l’argento di quasi 2 dollari. L’eurodollaro dopo avere sfiorato quota 1.19 è tornato a scendere.

Per l’azionario è significato invece una ulteriore ondata di euforia, con una nuova lista di massimi storici, fra cui il Dow Jones, l’S&P500, il Nasdaq, l’AEX olandese, lo SMI svizzero, l’ASX in Australia e l’indice Nifty indiano.

Le criptovalute sono tornate in area di performance, ma sarà da valutare se è una ripresa rialzista o un rimbalzo prima di una nuova caduta.

Ovviamente, anche i Treasury non hanno avuto buona sorte sulla notizia dell’occupazione.

Nel frattempo, notizie non proprio confortanti vengono dall’area del debito americano, sia privato che pubblico.

I debiti delle famiglie sono aumentati al massimo ritmo, guidati da una impennata delle carte di credito e da crediti per acquisti di case: un rapporto della Federal Reserve di New York, pubblicato martedì scorso e relativo al secondo trimestre, lo annuncia con estrema chiarezza.

I consumatori americani detengono un debito complessivo di poco inferiore ai 15 trilioni di dollari, il più alto della storia.

Dal lato del debito pubblico, sorge la consueta ormai ricorrente diatriba fra democratici e repubblicani per l’innalzamento della soglia dello stesso. E si annuncia una battaglia politica, sulla quale, a nostro avviso, l’unica ad avere mostrato reale preoccupazione è la Yellen, ma questo ci basta per dire che si tratta di una situazione a rischio elevato da tenere monitorata.

Il problema è tutt’altro che irrilevante: se non verrà elevato il tetto del debito, il governo degli Stati Uniti non potrà più emettere nuovi titoli e potrebbe finire la liquidità disponibile.

C’è anche un rischio concreto di ulteriore declassamento del debito, come avvenuto nel 2011 con la presidenza Obama: circostanza che potrebbe essere presa male sul serio dalle borse. Le quali potrebbero congiungere questo con le preoccupazioni ad interventi della Fed di senso contrario a quelli avvenuti finora.

Noi vediamo un mese di agosto potenzialmente debole ed incerto almeno fino al 25 agosto. Ma, di fondo, i soliti su e giù improvvisi, aumentati dalla manipolabilità stagionale del mercato.

Quindi: attenzione.

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P.S.: sì, è una pazzesca correlazione, debiti e borse salgono insieme. Non può essere, vero? Però non sappiamo fino a quando sarà …

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Maurizio Monti Editore Istituto Svizzero della Borsa