Un piccolo grande indice
Come dicevamo nei giorni scorsi, quando il mercato va su, c’è chi prevede le stelle sull’S&P500, quando va giù il destino volge ineluttabilmente a quota 3000.
C’è stata anche una voce, quella di Mike Wilson, capo del dipartimento investimenti di Morgan Stanley, che ha previsto un meno 26% per l’S&P500 nel 2023. Che significa circa 2800, chi offre di più, anzi di meno, alzi la mano.
Nella giornata di giovedì è stato Raphael Bostic, Fed di Atlanta, che ha vestito i panni di colomba dicendo che avrebbe sostenuto la linea di un rialzo dei tassi dello 0.25 alla volta. Il mercato teme un aumento dello 0.50% nella prossima riunione della FED di fine marzo (con tanto di pubblicazione quasi giornaliera delle probabilità che questo possa avvenire).
L’indice ISM dei servizi, notizia di venerdì, è rimasto stabile e leggermente superiore alle aspettative. Notizia che non ha alterato, anzi sembra avere incoraggiato, il rialzo dei mercati cominciato giovedì e proseguito poi con molta forza nella giornata di venerdì.
La grande notizia che ha animato la giornata di venerdì è stata la voce secondo cui gli Emirati Arabi Uniti si accingevano ad uscire dall’OPEC. Ricordo che gli Emirati sono, insieme con l’Arabia Saudita, i due paesi OPEC con più grandi capacità di riserva.
L’impatto del rumor ha fatto scendere il prezzo del petrolio, per poi farlo risalire, in un mini-rally, quando in una dichiarazione ufficiale gli Emirati hanno affermato a gran voce che la loro uscita dall’OPEC era una notizia falsa.
D’altra parte gli Emirati avevano già dichiarato pubblicamente che si sarebbero attenuti all’attuale accordo OPEC per tutto il 2023. Quindi il rumor è servito solo a creare un po’ di volatilità. Il petrolio sembra ora avere preso un trend rialzista, vedremo se il superamento delle resistenze recenti lo confermerà.
La Cina sta emergendo dal blocco del COVID-19. Tanto che gli indici del settore manufatturiero del paese mostrano una espansione al ritmo più veloce dell’ultimo decennio. Questa notizia è fortemente inflazionistica.
Rimaniamo della nostra opinione di un mercato che nel 2023 lascerà intatti i minimi e massimi del 2022 sull’S&P500.
Saremmo molto meravigliati se il recente ritracciamento ribassista delle borse americane fosse già finito e riteniamo che non lo sia.
Peraltro, guardando il rimbalzo degli ultimi due giorni, sembrerebbe imboccata la via del rialzo, ma temiamo che sia soltanto un modo per vendere da più in alto possibile.
Target al ribasso dell’S&P500 su marzo rimane secondo noi 3850, con affondo possibile anche fino a 3788 (e se dovesse romperlo, potrebbero esserci guai seri). Staremo a vedere, anche perché tutti gli indicatori classici depongono a favore del rialzo, la media mobile a 200, piuttosto che la tenuta della trend line dei minimi.
Nel webinar del weekend parliamo di SMI: il Swiss Market Index sotto la lente, con le sue azioni acicliche, e due grandi colossi, Nestlè e Novartis che possono essere negoziati con successo con le opzioni, coprendo il rischio con altrettante opzioni sullo SMI, grazie alla loro correlazione.
Un po’ come avviene su Apple Profit, con l’S&P500. Solo che stavolta parliamo della Borsa di Zurigo: clicca per iscriverti e vedi la registrazione.
P.S.: Lo SMI è interessante da conoscere, è un piccolo grande indice gestito molto bene, anche dal lato del market maker delle sue opzioni. Che tu lo voglia mettere o no nel tuo arsenale di trading, condividi con noi 50 minuti di Cultura finanziaria, clicca per iscriverti e vedi la registrazione.
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Maurizio Monti
Editore
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