Il numero uno degli indici europei.
C’era più di una ragione tecnica che giustificava il rialzo delle borse di giovedì e venerdì scorso: rialzo che ha riallineato anche le convergenze fra indici americani e indici europei.
Se esaminiamo l’S&P500, che rappresenta sempre il più preciso degli indici, rileviamo molte coincidenze intono ai livelli di minimo che si sono formati fra mercoledì e giovedì scorso.
Anzitutto, la media mobile semplice a 200 periodi, corrispondente nel suo valore alla chiusura di mercoledì sera. E’ stata appena sfondata in volatilità nel minimo di giovedì, segnato fuori dell’orario americano: a confermare che di fatto mercoledì è stato, come spesso avviene, il vero giorno dell’inversione.
Ci sono due modi di segnare la trend line dei minimi sull’S&P500: a seconda che tu includa o escluda i circa 100 punti di pura volatilità, l’ombra della candela insomma, del minimo del 13 ottobre, ottieni due pendenze diverse della trend line.
La trendline che esclude quell’ombra di volatilità passa proprio sulla chiusura di mercoledì e anch’essa viene appena perforata dal minimo di volatilità di giovedì e fa da supporto al potente rimbalzo che ne è conseguito.
Il massimo e la chiusura di giovedì sera si è adagiato sulla media mobile a 100 periodi, vicinissima a quella a 50, dalla quale è stata sorpassata di recente, nelle giornate del 5 e 6 gennaio scorso.
La chiusura di venerdì sera a 4049.75 è indicativa di dove i grandi operatori avessero piazzato la più grande quantità di call vendute. Così come il minimo di giovedì a 3925 è una sintesi di dove fossero posizionate le strategie rialziste.
Il rimbalzo è stato forte e ha le sembianze di una ripartenza a tutti gli effetti, con un effetto scenografico piuttosto evidente dal punto di vista della perfezione tecnico-geometrica sopra descritta.
Lo scenario che abbiamo davanti, guardando tale perfezione, è di un mercato che sta ripartendo al rialzo.
L’unica cosa che non quadra è il nostro algoritmo temporale, che vedeva e continua a vedere un minimo o un massimo più avanti, intorno alla metà del mese, nell’area 10-24 marzo: e lo vedevamo probabile come un minimo, più che come un massimo.
Rispetto al minimo di 3925 non manca molto, rispetto alla nostra previsione di un minimo intorno a 3850, ma confligge un po’ con la figura grafica che si è formata. E, aggiungo, all’interno dell’area fra 3925 e 3850 c’è anche il livello 3888, particolarmente importante in tutti i su e giù che si sono verificati a cavallo di 3900.
Noi riteniamo probabile, da diffidenti cronici quali siamo quando vediamo tutto troppo perfetto, che il rialzo degli ultimi due giorni della scorsa settimana sia un fake: cioè una di quelle finte che permettono di vendere meglio per far acquisire più forza al ribasso, visto che il livello 3975-3950 è stato sfondato con molta difficoltà e, di fatto, abbiamo visto una chiusura sotto quell’area nella sola giornata di mercoledì.
Nondimeno se il mercato ora parte al rialzo, sulle nostre posizioni in opzioni, come sanno bene i nostri abbonati, ci fa una grande cortesia: ma il mercato spesso non è così gentiluomo.
Se il mercato riparte al rialzo, c’è da superare il livello 4180 che, insieme con tutta l’area 4120-4180 opporrà una forte resistenza.
Ci sembra piuttosto difficile che ciò accada nell’immediato, ovviamente tutto può essere.
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P.S.: Lo SMI è il numero uno degli indici azionari europei per fare trading in opzioni.
Gli indici hanno una curva diversa di decadimento temporale rispetto ai future, normalmente meno conveniente, ma la sua minore volatilità tendenziale rispetto ai cugini bizzosi del Dax e anche dell’Eurostoxx rendono lo SMI molto più morbido da gestire e meno rischioso.
Le sue caratteristiche, poi, lo rendono interessante anche per fare trading sulle sue due azioni principali: la Nestlè e la Novartis.
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Maurizio Monti
Editore
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