Una regola chiave per investire

Pubblicato il: 25/02/21 12:48 AM

Gli spigoli del principio di Pareto

Alla fine dell’800 e inizi del secolo scorso, Vilfredo Pareto, economista italiano, studiò a lungo la distribuzione della ricchezza nel Paese.

Pareto era nato a Parigi da padre italiano, in esilio volontario per motivi politici.. Rientrò a Genova, città natale del padre e si laureò alla Università di Torino

Dedicò la vita a studi sociologici ed economici. Le sue teorie sull’elitarismo, che gli guadagnarono la simpatia di un Benito Mussolini, fin da quando quest’ultimo era solo un agitatore socialista rifugiato in Svizzera, sono probabilmente ciò che maggiormente gli permise di conquistare un ruolo di rispetto nella cultura di inizio novecento.

Sicuramente oggi non lo ricordiamo per tale teorie, superate dai tempi. E meno male.

All’interno di quella cultura elitaria, o nella parte nascente di quella cultura, Pareto sviluppò una serie di formule matematiche, la cui sintesi fu ricondotta alla semplicità essenziale del principio che prende da lui il nome, che è la vera ragione per cui ancora lo ricordiamo.

Sto parlando della regola 80-20. Principio applicabile in molti campi della scienza umana.

L’80% della ricchezza in mano al 20% della popolazione: questa era la proporzione che Pareto aveva osservato ai suoi tempi. Proporzione che auspicheremmo essere valida ancora oggi se non fosse stata clamorosamente superata dai tempi. Ma tant’è, il principio, con le sue approssimazioni, funziona sempre.

Spesso, è il 20% delle operazioni di investimento che effettui che producono l’80% del risultato. Ed è una delle ragioni per cui è difficile dominare la sequenza del rimanente 80% di operazioni che producono poco o nulla, se non producono perdite.

Keynes diceva che è meglio avere grossolanamente ragione che precisamente torto: “It is better to be roughly right than precisely wrong.” Tradotto per noi, significa che il ritorno sugli investimenti non può essere lineare.

La mancanza di consapevolezza del principio di Pareto quando investiamo o facciamo trading può condurci a gravi errori.

Per esempio ad uscire da un sistema quando incontriamo la parte peggiore della sequenza dell’80% poco produttivo. O a considerare il 20% molto produttivo come uno standard, quindi come la “normalità” anziché il picco.

La ragione per cui insisto da tempo a sostenere che in un portafoglio non conta solo la composizione degli asset, ma soprattutto la diversificazione delle strategie, è dovuta a questo: smussare il più possibile il principio di Pareto, rendendolo meno duro. Diminuendone l’impatto il più possibile. Arrotondandone gli spigoli.

Consapevoli che nella distribuzione probabilistica con esso avremo sempre a che fare, il concetto è: rendiamolo accettabile, portiamo la probabilità a nostro favore, diminuendo quell’inesorabile 80% in modo da rendere più lineare il ritorno.

La linearità del ritorno significa meno drawdown, maggiore accettazione della lateralità, visione d’insieme meno influenzata dalla casualità del momento, probabile meglior rendimento.

Il 25 febbraio scorso, alle 18, sui webinar dell’Istituto Svizzero della Borsa, nella quarta lezione di Assist, il metodo per gestire un portafoglio dinamico con basso rischio e alta efficienza, abbiamo illustrato alcuni aspetti della diversificazione strategica che troppo spesso vengono ignorati. Clicca per iscriverti e vedi la registrazione, è pura Cultura finanziaria di altissimo livello.

P.S.: Nella scelta delle strategie, ci si illude che la rotazione veloce del portafoglio e una maggiore frequenza delle operazioni sia il modo giusto per migliorare il rendimento.

Ti dimostreremo invece che l’inserimento nel portafoglio di una componente medio termine, perfino in un portafoglio di trading aggressivo, è quanto è necessario per smussare la durezza del principio di Pareto e per ottenere una linearità aumentata del rendimento e un maggiore contenimento del rischio.

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Maurizio Monti
Editore
La Mela Deliziosa