Scacchi e Trading

Pubblicato il: 25/03/23 1:03 PM

Sacrificare un pezzo.

Antico e formidabile gioco di strategia, nato in India intorno al VI secolo d.C., diffuso dagli arabi in Europa 4 secoli dopo, nella sua origine prevedeva l’uso di dadi, ma per via della censura ecclesiastica che considerava diabolico ogni tipo di gioco che prevedesse il ricorso al caso, ovvero il gioco d’azzardo, in Occidente ne venne privato, così da raggiungere la forma moderna.

Il suo nome deriva dal termine persiano shāh: stiamo parlando del gioco degli scacchi.

Un’antica leggenda narra che un re indù vinse una grande battaglia per difendere il suo regno, ma per avere ragione del nemico, dovette esporre suo figlio che perse la vita.

Da quel giorno il re non si era più dato pace e ragionava continuamente sul modo in cui avrebbe potuto vincere senza sacrificare la vita del figlio: tutti i giorni rivedeva lo schema della battaglia, ma senza trovare una soluzione.

Un giorno si presentò al palazzo un brahmano, un sacerdote induista, che, per rallegrare il re, gli propose un gioco che aveva inventato: appunto il gioco degli scacchi.

Al re piacque questo gioco e capì che non esisteva un modo di vincere quella battaglia senza sacrificare un pezzo, ovvero suo figlio.

Il re fu finalmente sollevato dalla sua terribile colpa, e chiese al sacerdote quale ricompensa egli volesse: ricchezze, un palazzo, una provincia o qualunque altra cosa desiderasse.

Il monaco rifiutò ogni offerta, ma il re insistette per giorni, finché alla fine, guardando la scacchiera, gli disse: “Mi darai un chicco di grano per la prima casella, due per la seconda, quattro per la terza, otto per la quarta e così via per tutta la scacchiera”.

Il re rise di questa richiesta, meravigliato del fatto che il brahmano potesse chiedere qualunque cosa e invece si accontentasse di pochi chicchi di grano.

Il giorno dopo i matematici di corte andarono dal re e lo informarono che per adempiere alla richiesta del monaco non sarebbero bastati i raccolti di tutto il regno per ottocento anni.

In questo modo, il sacerdote insegnò al re che una richiesta apparentemente modesta può nascondere un costo enorme.

In effetti, facendo i calcoli, il brahmano chiese 18.446.744.073.709.551.615 (18 trilioni 446 biliardi 744 bilioni 73 miliardi 709 milioni 551mila 615) chicchi di grano (20+21+22+⋯+263=264−1).

Il re capì, il brahmano ritirò la richiesta e venne giustiziato dal re che non amava che si mettesse in luce la sua ignoranza.

Dal tempo del re Indù le regole sono cambiate, al posto della Torre c’era un Cammello, e al posto della Regina avevamo un Visir (la Regina fu reso il pezzo più potente presente sulla scacchiera, su imposizione, pare, nientemeno che di Isabella di Castiglia, a sostituzione definitiva della precedente figura del Visir, che poteva muoversi solo di una casella), ma non cambia l’eccezionale base strategica di questo gioco che ha superato i millenni ed è ancora oggi il più grande esempio di come sia importante una strategia vincente.

Anche Dante nella Divina Commedia (Paradiso, canto XXVIII, versi 91-93) per rappresentare l’elevatissimo numero degli angeli cita la leggenda della duplicazione dei chicchi di grano molto nota in epoca medievale come “Duplicatio scacherii”:
«L’incendio suo seguiva ogne scintilla;
ed eran tante, che ‘l numero loro
più che ‘l doppiar de li scacchi s’inmilla.»

Sacrificare un pezzo, per prenderne un altro.

Mostrare una cosa per distogliere l’attenzione dall’altra.

Comporre, una mossa alla volta sulla scacchiera, una costellazione favorevole volta allo scopo finale di assediare e prendere il re avversario.

Dalla poesia al cinema, dalla storia alla leggenda, nella nostra cultura sono sempre presenti numerosi riferimenti a quello che assomiglia di più ad un’arte che a un gioco.

Tutti nella vita o nel lavoro abbiamo dovuto applicare prima o poi una strategia. Un prestigiatore, un giocatore, purtroppo anche un ladro… la strategia unita all’astuzia è tutto ciò che conta.

Ma come ci insegna la storia del re indù… è necessario non tirare troppo la corda ed avere una exit strategy e degli stop ben posizionati per evitare la rovina.

Quando ero piccolo, mio nonno faceva finta di non vedere la regina scoperta e non protetta mandata da sola all’assalto a fare razzìa di pedoni, ma i mercati non saranno così clementi e bonari come lo era mio nonno ed è necessario proteggersi ed imparare i mezzi per farlo.

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Michele Monti
Redazione
Istituto Svizzero della Borsa