S&P500: due settimane complicate innanzi a noi

Pubblicato il: 14/01/24 9:21 PM

Mentre la geopolitica …

Con il 12 gennaio, si è chiusa la prima fase della stagionalità di gennaio.

Negli ultimi 25 anni, per 15 volte (60% delle volte) nel periodo 12-27 gennaio, il Vix ha visto un incremento medio del 23% circa.

Il minimo ha quasi sempre coinciso con il periodo 10-12 gennaio. Quando è andato al ribasso, nelle dieci volte rimanenti, ha perso meno del 7%.

Negli anni in cui l’incremento non si è verificato (le dieci volte di cui sopra), in due occasioni l’anno dopo ha duplicato il ribasso (2001-2002 e 2011-2012), in cinque occasioni l’anno dopo è andato al rialzo.

Il 2023 è stata la decima occasione in cui il Vix ha visto un ribasso nel periodo, e questo rafforza un poco la possibilità di un 2024 con Vix al rialzo nel periodo 12-27 gennaio.   

La statistica stagionale sull’S&P500 è simmetrica, con 15 ribassi su 25, non sempre, però, coincidenti (all’inverso) con l’andamento del Vix.

In tali 15 volte, l’S&p500 ha perso mediamente il 2.74%. Quando è andato invece al rialzo ha guadagnato l’1.74%.

Dai dati sopra, si evince un periodo di relativa debolezza nelle due settimane prossime: se il mercato scende, lo fa in maniera più convinta di quando sale.

Da un punto di vista grafico, nel periodo 15 dicembre-12 gennaio, la linea 4800 ha fatto da punto mediano alla lateralità innescatasi dalla chiusura del 15 dicembre a 4770, fino alla chiusura più alta a 4833 verificatasi il 27 dicembre.

Il minimo è stato il 5 gennaio a 4702 e il massimo il 28 e 29 dicembre a 4841.

Cominciamo ora ad ipotizzare che la lateralità verificatasi fra il 20 novembre e il 7 dicembre sia il 50% del range futuro in corso, il cui inizio è stato il 27 ottobre.

Su tale lateralità, individuiamo, sempre in ipotesi, il prezzo 4580 come linea mediana di tale periodo.

Se le due ipotesi sopra fossero veritiere, tracciando le linee predittive del range futuro, si ottiene un massimo di periodo del range in corso a 5046. Il minimo del 5 gennaio (4702) sarebbe quattro punti sopra il 62.50% di detto range.

La linea che avrebbe fermato il trend rialzista in corso sarebbe quella di 4814, collocata al 75% del range futuro.

La linea dell’87.50% del range futuro sarebbe a 4930.

Se l’ipotesi fosse confermata, con molta probabilità tale prezzo sarebbe un ulteriore area di sosta del rialzo: anzi, la prossima area di sosta, rispetto a quella attuale, ci darebbe una ulteriore preziosa indicazione sul massimo teorico.

Nel breve termine delle prossime due settimane, resta il dilemma se l’S&P500 prosegue la sua corsa rialzista o ha bisogno di una “onda C” di ulteriore ritracciamento, dove, in questa ipotesi, il minimo del 5 gennaio sarebbe il minimo dell’onda A.

Sul minimo già fatto a 4702, un’onda che proseguisse ora al rialzo, andando a toccare 4930 entro gennaio, avrebbe una dimensione di circa 230 punti, non molto compatibile con la grandezza delle onde che si sono manifestate finora in questo rialzo (da 252 a 292 punti circa la loro dimensione).

Se ci fosse l’onda C di ritracciamento, dovrebbe affondare di più rispetto a 4702.

Dalla chiusura di venerdì scorso a 4816, un ipotetico ribasso del 2.74% (vedi ribasso medio del periodo 12 gennaio-27 gennaio), significherebbe l’area 4680. Sotto, c’è il livello 4657, più o meno coincidente con il valore futuro possibile della media mobile a 50 periodi.

La ripartenza da tali livelli renderebbe più compatibile la dimensione dell’onda rialzista successiva, che, con un ipotetico massimo a 4930, andrebbe a misurare una dimensione simile a quella delle precedenti.

Dopo tutto questo, aggiungiamo un particolare, che sembra vanificare tutto quello che abbiamo detto sopra: sull’S&P500, più accorciamo la statistica stagionale verso i tempi correnti (ad esempio riducendo l’intervallo di esame da 25 a 15 e poi a 10), più il periodo 12-27 gennaio diventa sostanzialmente laterale.

Sì, credo l’abbiamo già detto e anche dimostrato in precedenti articoli, gennaio è un mese piuttosto complesso da esaminare e spesso contraddittorio.

Una discutibile statistica sostiene che il risultato di gennaio, positivo o negativo, prevede se l’anno sarà positivo o negativo: forse perché è il mese che meglio rappresenta l’imprevedibilità del mercato.

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P.S.: Se poi parliamo di geopolitica …

i risultati elettorali di Taiwan hanno fatto arrabbiare i cinesi, che si attendevano invece una ovazione di accoglienza e conseguente prostrazione sodomitica nei loro confronti da parte dei Taiwanesi. Del resto, come avevamo già scritto nel nostro articolo recente su Taiwan, e non era certo difficile da prevedere.

Lo stretto di Taiwan continua ad essere una area di crisi permanente: volendo contarle, e magari in un articolo futuro le esaminiamo, ci sono state almeno quattro crisi militari in quella zona, dal dopoguerra ad oggi.

Nella prima di queste, nel 1954, nessuno lo ricorda più, i cinesi di Mao Zedong trucidarono, al solo scopo terroristico di non farli prigionieri, 750 militari di Chiang Kai-shek che erano di stanza nell’isola di Yijiangshan, a nord di Formosa (oggi Taiwan).

In pochi ricordano quanto Taiwan sia stata contesa.

Non lo ricordano i giovinastri travestiti da docenti o da persone di presunta cultura che oggi discettano di occidente come del male del mondo. Non lo ricorda nessuno, perché nel nostro ripudiare la guerra, vogliamo dimenticare che la pace si difende, anche con le armi, quando è necessario.  

E se non lo facciamo, ci sarà chi imporrà la sua pace, che ci farà accorgere che non è quella che volevamo noi. Non quella della nostra Cultura, ma quella della loro.

L’occidente non ha sempre ragione, e non è giusto che pensiamo di avere ragione sempre e comunque, su tutto e su tutti.

Ma i valori fondanti della nostra Cultura vanno difesi, ad ogni costo, o qualcuno si arrogherà il diritto di cercare di convincerci che lui ha ragione e noi sempre torto.

Di geopolitica, applicata ai mercati, torneremo a parlare.


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Maurizio Monti

Editore

Istituto Svizzero della Borsa