Le macchine? ci dicono ciò che non osiamo pensare se non leggi bene questo messaggio clicca qui
Una previsione basata su un modello algoritmico ha alcune caratteristiche che la rendono simile a qualsiasi altro modello predittivo e, al contrario, alcune altre che la distinguono in modo netto.
Il particolare che rende la previsione algoritmica unica nel suo effetto è l’assoluta neutralità.
Ho provato, poco fa, a interrogare il nostro algoritmo sul prossimo target di Tesla: cioè dove Tesla incontrerà una resistenza capace di attenuare il trend di crescita. Quando mi avvicino a Tesla e vedo il valore con cui ha chiuso ieri, a 641.76, con un dopoborsa allegro che l’ha portata fino a 644, sono portato a dire: ma dove vuoi che vada. Invece l’algoritmo, no.
L’algoritmo ti dice con una sua formula matematica, con la sua serie di variabili prese in considerazione, quello che è dal punto di vista statistico il valore più probabile dove Tesla può incontrare una resistenza che non dovrebbe perforare come il burro, come sta facendo con tutte le resistenze tecniche che sta incontrando per strada.
E l’algoritmo dell’Istituto ha detto: 828 dollari. Boom.
Nessuno sa, oggi, se l’algoritmo ha ragione o torto. Però, di sicuro, senza sparare un numero a caso, la nostra mente farebbe molta fatica a prevedere tale livello. Lo rifiutiamo, per lo meno: io lo rifiuto.
Io lo rifiuto perché a forza di vedere molte follie sui mercati, comincio ad averne un po’ la crisi di rigetto.
Il mio amico Richard, dagli Stati Uniti, giorni fa mi detto:
“Covid-19 has changed the world. It has absolutely changed the world”, il virus ha assolutamente cambiato il mondo.
E me lo diceva proprio per giustificare la mia preoccupazione per la follia dei mercati.
Discutendo con lui, abbiamo analizzato due titoli. Il primo, una bancarotta conclamata, la Hertz, una delle primissime vittime del Coronavirus.
Crollata dai 20 dollari del 20 febbraio a circa 40 centesimi il 26 maggio, è stata presa di mira dai cosiddetti Robinhooder. Che l’hanno comprata a man bassa, sì, un’azienda in bancarotta, portandola rapidamente, l’8 giugno, a farle toccare 6.25 dollari.
Cioè moltiplicandone il valore per 15. Una azienda fallita.
C’è un’altra azienda che non è fallita e invece gode di ottima salute, grazie all’effetto pandemia. Ed è Zoom.
Oh, Zoom, dirai tu, deve essere per forza un affare oggi, con le sue prospettive. A pelle, diremmo tutti così.
Il nostro algoritmo, ne abbiamo riso insieme con Richard, dice che potrebbe essere presa in considerazione per un acquisto se va a 127.20 … come 127.20, ora è a 407?
Esaminando un po’ meglio, scopriamo che Zoom ha un rapporto fra prezzo di borsa e vendite per azione pari a 88. Amazon ha 5. Microsoft 11, ed è nei pressi del massimo storico in questo rapporto.
Qualcosa di malato nei mercati c’è. Non è che siano stati mai logici o “normali”. Ma la patologia attuale ricorda molto la crisi delle dot.com e i valori incredibili dell’epoca.
Dove stiamo andando? È chiaro dove stiamo andando, bisogna solo avere il coraggio di dirlo, chiedendoci quando e non se avverrà. Poi, sappiamo che dirlo irrita alcuni.
Mi spiace, in farmacia vendono molti calmanti alcuni funzionano, addormentano il cervello, meglio un cervello un po’ addormentato che drogato dalle fesserie inoculate dalle case madre …
Un ottimo modo per non avere bisogno di calmanti è guardare la realtà, con il dovuto distacco. E rafforzare la nostra Cultura produce questo effetto benefico.
Mercoledì 9 dicembre scorso alle 18,
è salito sul palcoscenico di Traders’ Webinar un grande del trading nazionale: Stefano Cezza che ha commentato per noi i mercati internazionali e abbiamo valutato insieme le probabilità di nuovi massimi del Dax prima di fine anno. Forse del nuovo massimo storico? Clicca per iscriverti e vedi la registrazione.
P.S.: nulla di logico, per i mercati, è normale. I mercati non sono logici. Gli algoritmi, quelli che funzionano, non lavorano secondo una logica, ma cercano di scoprire il DNA del mercato, autoadattandosi al cambiamento. Questi sono gli algoritmi del futuro. Gli algoritmi predittivi sbagliano, prendendo colossali cantonate, come tutte le tecniche predittive. Ma hanno di bello che sono spietati, dicono quello che noi non osiamo pensare, perché abbiamo paura di pensarlo. Ne abbiamo parlato nel webinar, clicca per iscriverti e vedi la registrazione.
Maurizio Monti
Editore Traders’ Magazine Italia