Il Trittico? Un’opera d’arte anche in finanza

Pubblicato il: 18/01/24 10:37 PM

La squadra vincente.

Il Castello di San Giorgio a Mantova fa parte della grandiosa Reggia dei Gonzaga: un vero vessillo della tradizione e della cultura mantovana e di quell’epoca tardo medioevale e rinascimentale che la vide protagonista.

Fu Francesco I Gonzaga a commissionare l’imponente opera che fu completata in circa dieci anni, nel 1406.

Il Castello sarebbe stata poi, successivamente, la residenza di Isabella d’Este, una delle nobildonne più famose del Rinascimento, che trasformò la prestigiosa location in un centro artistico e letterario, dove operarono artisti e letterati del calibro di Leonardo Da Vinci e Ludovico Ariosto.

Mantova sarebbe diventata così, grazie a Isabella, un corte di importanza e notorietà europea.

Fra gli artisti, Isabella ospitava alla corte anche Andrea Mantegna, pittore, incisore e miniaturista, cittadino della Repubblica di Venezia, con la quale la corte mantovana era legata da accordi di alleanza militare.

Mantegna era stato invitato negli anni precedenti, dal Marchese Ludovico Gonzaga, principe umanista.

Mantegna era nato nella zona di quella che oggi si chiama Piazzola sul Brenta, che lo ricorda perché una sua frazione, oggi, è stata denominata Isola Mantegna, per ricordare esattamente il posto dove nacque.

Mantegna si formò nella Bottega dello Squarcione a Padova, un centro di eccezionale cultura artistica, dove era transitato anche Donatello, che divenne il suo principale maestro.


Dal genio di Donatello, Mantegna imparò ciò per cui sarebbe divenuto famoso: l’incredibile sua capacità di raffigurare la prospettiva.

Andrea Mantegna è stato autore di opere grandiose (basti citare la Pala di San Zeno, custodita a Verona nell’omonima chiesa).

C’è un’opera di Mantegna, che nasconde un mistero e che è oggetto ancora oggi di molti dissidi fra gli storici.

Sto parlando del “Trittico degli Uffizi”, conservato nella galleria fiorentina, nella sala 23, quella dedicata al “Rinascimento fuori Firenze”.

E il primo motivo di dissidio è come questo Trittico sia finito a Firenze. Non esistono, in realtà, prove certe di come questo sia avvenuto.

Il Trittico fu realizzato per adornare la cappella privata di Ludovico Gonzaga, nel Castello di San Giorgio.

Raffigura l’Ascensione di Cristo, la Circoncisione e l’Adorazione dei Magi.

Il Trittico fu ricomposto a Firenze nel diciannovesimo secolo, suscitando molte perplessità, perché alcuni studiosi ritenevano arbitraria la composizione come trittico.

In realtà, si tratta di un’opera da osservare con meraviglia e attenzione, proprio per l’apparente dissonanza artistica fra le tre parti che lo compongono: se vai agli Uffizi, a Firenze, fermati a guardare il Trittico e rimani estasiato dalla straordinaria rappresentazione prospettica dell’adorazione dei Magi, provenienti da una strada che in lontananza si inerpica, in evidente contrasto con la rigidità e severità dell’Ascensione e della Circoncisione.

Tre tappe fondamentali della vita di Cristo, dalla nascita allo svolgimento della Sua missione sulla terra: un’opera grandiosa e geniale, la cui osservazione attenta genera una sensazione alterna di mobilità e staticità.

Il Trittico, in pittura, è un’opera composta, dove ogni parte ha un suo significato e il raggruppamento in un unico contesto moltiplica la nostra fantasia e il valore complessivo dell’assieme.

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Maurizio Monti

Editore

Istituto Svizzero della Borsa