La lezione dello sbarco in Normandia
Ricevo giornalmente molte email, che commentano i miei scritti. Molti apprezzano, alcuni contestano, altri precisano quelle che noi presentiamo essere i nostri scenari di mercato.
Oggi vorrei soffermarmi a chiarire la mia opinione sulle previsioni di borsa.
Dall’antichità l’uomo cerca di prevedere il futuro. E dall’antichità, alle volte azzecca le previsioni e più frequentemente le sbaglia.
I mercati finanziari molto hanno a che fare con la vita dell’uomo: e in quanto tali, sono sottoposti ad un numero incredibilmente alto di variabili casuali. Le variabili che in statistica si chiamano aleatorie, da quel termine alea, latino, che è il dado, il cui risultato da 1 a 6 è assolutamente imprevedibile e casuale.
Dicevo, le variabili sono troppe. E la possibilità di tali variabili di assumere range di valori molto ampi è altrettanto elevata. E l’intersezione, la dipendenza o l’indipendenza delle variabili fra loro costituisce un ginepraio da cui si esce con una sola possibile opinione: è impossibile prevedere il futuro. Nessuno legge il giornale del giorno dopo.
Ma noi non pretendiamo di predire nulla. Noi rappresentiamo scenari possibili o probabili. Questo è molto diverso dalla previsione o dalla proiezione. Lo studio statistico che ci sorregge, con decenni di storia alle nostre spalle (decenni che sono in pochi ad avere dedicato in modo così massiccio e totale all’analisi algoritmica, matematica e statistica), ci fa delineare scenari di riferimento.
Alle volte rappresentiamo molto bene lo scenario. Alle volte no. Quando non lo azzecchiamo, l’esercizio, ben lungi dall’essere stato inutile, ci permette di aggiustare lo scenario successivo, di rendere nullo lo scenario precedente o di prolungarne la possibile efficacia al periodo successivo.
Lo scenario ci è utile per avere i parametri di riferimento di come si stanno muovendo i mercati. Non è con lo scenario che si fa trading o si investono soldi: per fare questo occorre conoscere le tecniche giuste e applicarle con disciplina.
In un campo di battaglia, fai prima di tutto strategia. Poi fai la tattica. La prima è compito del generale, la seconda dei colonnelli. Puoi vincere la guerra con una tattica giusta avendo sbagliato la strategia. Puoi avere azzeccato entrambe. Di sicuro se hai una tattica sbagliata puoi avere doti strategiche divinatorie, difficilmente te la caverai: forse ordinerai la ritirata in tempo per non distruggere il tuo esercito, ma la guerra non l’avrai vinta tu.
Quando parliamo di livelli di riferimento, di timing di inversione, di algoritmi che prevedono o tentano di prevedere il comportamento futuro dei mercati, facciamo strategia. Le tattiche che usiamo non hanno necessaria correlazione con quella strategia, perché in finanza è il metodo che conta: è il sistema applicato con disciplina che batte i mercati e non la previsione strategica.
Se quando leggi le previsioni di Goldman Sachs sui target di prezzo, tendi a dargli importanza e credibilità, fai attenzione. Non perché Goldman Sachs non sia qualificato. Semplicemente non vede il futuro, come non lo vediamo noi.
Ma una previsione di scenario può esserti utile per capire dove stiamo andando, dove siamo diretti, quali sono le probabilità di un crollo piuttosto che di un rialzo o di una lateralità, di una inversione o di una continuazione. Che ci fai di quella probabilità se non ti serve per fare trading? Ad avere lo scenario. A guardare il campo di battaglia dall’alto e fartene un quadro di riferimento. A capire. Ecco, a capire. Anche quando lo scenario è sbagliato, ti aiuta a capire, sia pure a cose fatte.
Sono i metodi di trading e di investimento, di gestione del rischio e del denaro che devi conoscere per vincere le battaglie. E puoi anche aggiustare i tuoi metodi in funzione degli scenari e addirittura della constatazione che gli scenari erano sbagliati.
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P.S.: I libri di storia sono concordi nel dire che tutti i piani strategici fatti dai generali per lo sbarco in Normandia, il 6 giugno del 1944, sono falliti. Nessun obiettivo strategico era stato raggiunto nei primi giorni dello sbarco. Ma il dispiegamento tattico ha permesso di vincere le battaglie e poi la guerra. Anche grazie ad aggiustamenti della strategia e al valore dei colonnelli e della truppa. Così puoi battere i mercati se conosci il metodo. La strategia ti serve da punto di riferimento: quando è sbagliata, sai che, forse, devi aggiustare la tattica, quando proprio è necessario. Devi essere un buon Colonnello, prima che un buon generale. Ecco perché i tromboni che stanno sotto una campana di vetro le guerre non le vincono mai. Ecco perché odiano tanto quello che scrivo. Clicca per iscriverti e vedi la registrazione.
Maurizio Monti
Editore
Istituto Svizzero della Borsa